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Ti sei mai sentita sola in questa condizione di “ragazza STEM”? Se sì, cosa
intendi?
Devo confessare che i momenti di solitudine ci sono stati e ci sono ancora oggi dopo
già una decina di anni che lavoro. Essere una donna in un ambiente STEM ancora
fortemente maschile significa spesso essere l’unica. Essere “quella donna brava
nelle STEM” non è una medaglia, basta poco che possa trasformarsi in un peso. E
a volte ci si sente soli nell’affrontare questo peso. Senti che rappresenti un intero
genere quando alla fine quello che vorresti è semplicemente aspirare a fare bene il
lavoro che ti piace, per cui hai fatto sacrifici e hai studiato.
Nei vari gruppi di lavoro spesso vieni vista come l’eccezione, il “caso speciale”, e
senti che sei quella che deve sempre “dimostrare qualcosa” in più, di dover dare il
120% per essere accettata. Si crea una sorta di stress emotivo, pressione costante
di essere giudicata. Per non parlare delle domande e dei commenti che ricevo sulla
mia situazione familiare e personale. Io vorrei semplicemente essere vista e valutata
come professionista che può anche sbagliare, come tutti.
Si parla molto di inclusione, quali sono dal tuo punto di vista gli errori più gravi
che un’azienda può commettere?
per la parità di genere”. È necessario far vedere quali sono le azioni concrete che
metti in atto per garantire pari opportunità. L’equità, ad esempio, si può perseguire
e promuovere favorendo una “cultura della trasparenza”, misurando e comunicando
le azioni e i risultati ottenuti, formando i manager (intesi come “responsabili di
persone”) a riconoscere i “bias” e ad evitarli. Mettere una donna in copertina cambia
poco se questa donna non ha potere decisionale, budget, e non viene ascoltata.
Cosa dovrebbero fare quindi le aziende per cambiare davvero le cose in materia Giornata Internazionale delle Donne in Ingegneria 13
di genere?
Prevedere politiche, modelli di sviluppo e percorsi di carriera trasparenti e
accessibili, affiancare ad esempio alla premialità di risultati economico-operativi
un sistema di valutazione della performance che valorizzi l’inclusività valutando la
coerenza dei comportamenti agiti rispetto al modello atteso. In altre parole, creare
cultura, un modo di essere e relazionarsi differente e questo lo fai solo agendo
sui comportamenti quotidiani. Le differenze devono essere valorizzate nella loro
Quello principale è pensare che basti celebrare e comunicare. Non basta dire “siamo STEM
“unicità”, non un qualcosa da esibire e celebrare. Non voglio essere fraintesa,
non si tratta di creare canali preferenziali o “quote rosa” per le donne, parlo di
progettare un ambiente lavorativo che garantisca pari opportunità, dove il merito
sia riconosciuto e dove la parità non sia uno spazio che debba essere continuamente
conquistato (e difeso).
Che messaggio vorresti quindi dare alle altre colleghe STEM?
Non abbiamo bisogno di un giorno all’anno per essere ascoltate. Abbiamo bisogno
di essere messe nelle condizioni di parlare e decidere tutto l’anno. Il rischio è di
cadere nella mera retorica, nel “quotismo”, servono modelli che portino ad un
cambiamento reale. Chiedete più ascolto e meno vetrine, più piani di azione concreti
e meno dichiarazioni di intenti che nel tempo rischiano di perdere di efficacia e
credibilità. Dobbiamo saper riconoscere gli stereotipi nel lavoro ed eliminarli.
Si ringrazia per l’intervista Giulia C. Non cercatela e non scrivetele perché è una collega di
pura fantasia (l'immagine della pagina accanto è stata creata con l'AI). Se ti hanno colpito
le sue parole significa che la questione è reale. Siamo sulla strada giusta. Abbiamo voluto
generare discussione e consapevolezza, il primo passo per il cambiamento.
giugno 2025